Il presidente Bedosti fa un punto sul settore
“I dati esatti non sono ancora pervenuti ma già possiamo stilare in linea di massima ciò che più conta, ovvero l’andamento del mercato relativo ai punti vendita. In linea di massima si è partiti con una prima settimana di luglio che ha fatto “sperare” molti lavoratori del nostro comparto; ancora più incisiva nei punti vendita situati in zone dove si concentra abitualmente il turismo”.
Così Pier Paolo Bedosti presidente Fismo Bologna e Provincia che spiega: “l’’illusione è scemata in fretta con le successive settimane al di sotto delle previsioni che hanno portato ad un decremento attorno al 10{b40b004e42a9eb858a72ac01b41e581e35409ac8d4abe663f94bf723ed83ec14}, se paragonato a luglio 2021, già scarso per fattori, soprattutto legati alla pandemia. Il mese di agosto si è invece assestato sui livelli del precedente 2021 con alcuni “picchi” sempre da accostare alle zone oggetto di turismo, soprattutto estero, o in punti vendita che hanno deciso di rimanere aperti tutto il mese a differenza dell’anno passato in cui avevano effettuato almeno una settimana di chiusura”.
“Che dire quindi dei saldi? Allargando in questo caso lo scenario, che prima era relativo a Bologna e provincia (andamento simile nell’intera regione), iniziando quindi un discorso più generale, anno dopo anno – ha aggiunto – possiamo affermare di assistere ad un lento ma costante minore interesse nei confronti dei saldi; calo che purtroppo ha subito una rapida accelerazione a seguito della pandemia ed ora legato anche ad altri fattori di carattere geopolitico. Le leggi promulgate negli anni non hanno certamente aiutato il settore abbigliamento; leggi sempre più rivolte alla GDO che vive sulle vendite promozionali praticamente tutto l’anno, generando un sempre minore interessamento ai saldi, limitati a mesi specifici. Non meno importante il discorso legato alla concorrenza. Quando il potere d’acquisto delle famiglie era ancora accettabile si assisteva ad un “auto-livellamento” che non portava risorse al di fuori del comparto proprio, perché la concorrenza era fra punti vendita del settore. Oggi al contrario la concorrenza è “globale”; dovuta al sempre minore potere d’acquisto delle famiglie che pone ora il settore abbigliamento in diretta concorrenza con tutte le altre categorie merceologiche. Questo genera una fuoriuscita di risorse che non rimangono più all’interno del nostro settore ma finiscono inevitabilmente in quelli che le famiglie ritengono oggi primari per la propria vita o per la propria soddisfazione psicologica”.
“Tornare – dice ancora Bedosti – ad una “cultura” del prodotto sarebbe quanto mai opportuno, mantenendo un servizio di qualità che è sempre stato peculiarità dei punti vendita soprattutto in Italia, che oggi vogliono al contrario “spazzare via” a vantaggio di un prodotto dequalificato, di massa, a basso costo ma dai ricarichi elevatissimi, poco compatibile con la sostenibilità. Un ritorno alla cultura, al servizio dedicato, per riportare il nostro settore al livello che gli compete contrastando quindi l’attuale tendenza verso “il basso”, al prodotto “globale”, alle collezioni “low cost” la cui produzione ha spesso ben poco di “sostenibile” e di “emozionale” …
“Tornando al discorso legislativo legato ai saldi – sottolinea il presidente Fismo Bologna – non sono d’accordo sull’irrigidirsi, ispirandosi a regole già sperimentate; l’obbligo, ad esempio, di non poter effettuare vendite promozionali nei trenta giorni che precedono i saldi, come più o meno era una trentina di anni fa, non è più percorribile; quasi anacronistica. Lasciando il solo settore abbigliamento e calzature nell’impossibilità di effettuare promozioni non fa che affossare ancor più i nostri punti vendita. L’impossibilità di perseguire chi non rispetta le medesime regole all’interno del commercio online rende le attuali leggi ancora più paradossali ed ingiuste poiché finiscono per colpire solamente il commercio in sede fissa (che è quello maggiormente in sofferenza), mentre tutto il resto “è apparentemente ammissibile e lecito” …
“Quindi ritengo sia più opportuno seguire la “corrente” attuale all’interno della quale sono certo che si possano trovare nuovi sbocchi, nuove possibilità, legate anche al commercio online, ma soprattutto giocandocela sul servizio, sulla qualità, sul recupero della nostra storia, di quella del prodotto che si propone e sulla cultura. In un mondo sempre più votato al minor contatto sociale, all’acquisto di prodotti “low cost” in modo asettico ed impersonale dobbiamo al contrario trovare la forza, in questo caso sì, di fare un passo indietro e riportare il centro della vendita ad un momento di socialità, di cultura, di valori”.
“Un altro metodo di vendita da osservare con molta attenzione “Sulla GDO – precisa Bedosti – è quello degli Outlet. Occorre sicuramente una maggiore e più corretta regolamentazione dello stesso che, se lasciato con le impostazioni attuali, rischia seriamente di innescare situazioni a mio parere paradossali, poiché le stesse aziende fornitrici finiscono per appoggiarsi sempre più sui fatturati di questi ultimi, danneggiando se stessi, dequalificando il prodotto ed entrando in competizione con noi che siamo i loro primi acquirenti”.
“È arrivato il momento del pragmatismo – conclude il presidente Fismo Bologna e provincia. Per ora mi limito a dirvi che non sempre è necessario andare avanti ad ogni costo; a volte è meglio fare un passo indietro e soprattutto occorre riportare la centralità di tutti i nostri progetti e idee all’uomo, alle sue necessità, ai suoi desideri, allontanandosi dalla visione puramente consumistica che si sta affermando sempre più rapidamente”.